Nicolas MATHIEU : Come avete conosciuto l’arte lirica?
Nadine SIERRA : Tutto è iniziato grazie a mia nonna portoghese. Aveva sempre voluto essere una cantante d’opera, ma il mio bisnonno non le permise di intraprendere alcuna carriera perché era una donna. Nella sua mente, il suo dovere era quello di essere una casalinga rispettabile e mia madre è cresciuta con lei conoscendo questa storia.
Questo è stato il mio approccio con l’opera. Ho mostrato un’attrazione per la musica fin dalla più tenera età e quando avevo 6 anni, mia madre mi chiese se volevo prendere lezioni di canto. Accettai a condizione che mi esercitassi un’ora ogni giorno dopo la mia lezione settimanale. Quando raggiunsi i 10 anni, la mia voce iniziò a sviluppare un timbro interessante che assomigliava molto ad un giovane soprano lirico e lei pensò subito a sua madre. Pensò: « Perché non avvio mia figlia all’opera e vediamo cosa succede? Mi mostrò un nastro VHS che aveva preso in prestito dalla nostra biblioteca pubblica, che riproduceva la famosa produzione di Zeffirelli de La Bohème al Met. Ne divenni ossessionata e le dissi che un giorno sarei diventata una cantante d’opera. Questa reazione fee l’effetto di un déjà-vu su di lei a causa della storia di sua madre, ma mi permise di perseguire questo sogno a prescindere dal mio essere bambina. Da quel giorno, la mia vita è stata consumata dall’opera.
N.M. : Dopo i suoi studi lirici, qual è stato l’evento principale che ha lanciato la sua carriera?
N.S. : Deve essere stato quando ho incontrato e lavorato con Marilyn Horne alla Music Academy of the West. A quei tempi, lei aveva una sua fondazione che permetteva ai giovani cantanti di fare esperienza esibendosi in vari luoghi degli Stati Uniti. Quell’anno, dopo aver vinto il primo premio al concorso della fondazione, lei mi concesse il mio recital di debutto a New York City. Avevo 19 anni, quindi è stato molto bello! Ma c’era molta pressione durante l’evento perché il New York Times venne a recensire il debutto e parteciparono alcune persone influenti del settore, tra cui la stessa Marilyn Horne. Avere avuto un tale ingresso nel mestiere è stato il terreno sul quale la mia giovane carriera ha iniziato a fiorire.
© Merri Cyr
N.M. : Quali sono le sfide che si incontrano vocalmente quando si impara l’opera giovane?
N.S. : Una delle più grandi sfide può essere quella di far fronte col tempo ai cambiamenti della voce. La voce può diventare più ricca, portando a volte su una tessitura più bassa, il che rende il canto più impegnativo il registro più acuto. Di conseguenza, cio’ richiede un po’ più di sforzo e dedizione per allenare la voce in modo appropriato. Inoltre, più sei famoso nel settore, più aspettative vengono riposte su di te. Devi mantenere il livello e la qualità del canto abbastanza alto, anche mentre avvengono questi cambiamenti. Non solo i cambiamenti fisici, ma anche quelli mentali. Il nostro strumento è all’interno del corpo, e trovo sempre divertente quanto la laringe sia vicina al cervello. Il nostro stato mentale può avere un grande impatto il modo in cui cantiamo.
Perciò dobbiamo sempre tenere a mente come la nostra mente e il nostro corpo si connettono tra loro per produrre un canto veramente sano e ampio.
Per quanto mi riguarda, la voce è cresciuta parecchio da 10 anni a questa parte. Sta diventando più piena, più rotonda, e l’accesso alla zona superiore è diventato un po’ più difficile. Non è più flessibile come una volta, ma la voce è diventata più interessante, più femminile. Inoltre, puo’ risuonare molto meglio di prima su un’orchestra quindi sono molto felice di questi sviluppi generali. Anche se questo significa che devo cambiare il repertorio da soprano leggiero, « di coloratura », a quello più lirico , mi sta bene. Dopo tutto, è esattamente il repertorio che ho sempre voluto poter cantare da quando avevo 10 anni.
N.M. : Detto questo, come si è evoluto il ruolo di Gilda con l’evoluzione della vostra voce?
N.S. : Verdi era un genio. Sapeva come mostrare lo sviluppo del personaggio semplicemente attraverso le parti vocali di ogni personaggio. Gilda, come Violetta, hanno questo in comune: la tessitura e la drammaticità delle loro parti vocali crescono man mano che le opere progrediscono. La parte di Gilda non appartiene solo ad un liroco di coloratura perché, progressivamente, le sue linee vocali richiedono capacità più piene, più basse e drammatiche man mano che il suo personaggio si evolve. È lo stesso per Violetta.
Avevo 22-23 anni quando ho debuttato per la prima volta con Gilda. A quel tempo, il primo atto era abbastanza facile per me, dato che è più acuto di qualsiasi altra cosa che lei debba cantare in seguito. Ma man mano che l’opera procedeva, ricordo che era più difficile e dovevo assicurarmi di non spingere la mia voce per essere ascoltata sopra l’orchestra negli atti successivi. Oggi, trovo il secondo e il terzo atto molto più facili da cantare rispetto a prima e sento che la mia voce sta sempre più a sui agio nel sostenere le richieste maggiori del ruolo. Sento la voce più in sintonia con la parte ed è davvero magico. Dopo oltre 10 anni di lavoro e di canto su Gilda, sento che posso davvero dimostrare con la mia voce come come questa si sviluppi in una donna nel breve lasso di tempo in cui la vediamo.
Gilda au Metropolitan Opera (2016)
N.M. : Cosa vi piace di Gilda?
N.S. : Avevo 16 anni quando ho iniziato a studiare Gilda, quindi avevo essenzialmente la sua età! Tutte le cose che Gilda deve gestire, come avere un genitore iperprotettivo o non avere la libertà di esplorare il mondo nel modo in cui vuole, sono cose che ho risentito anch’io durante la mia educazione. Sono stata molto disciplinata da bambina e i miei genitori non mi hanno sempre permesso di avere le libertà che ho iniziato a fantasticare perché volevano proteggermi. Dalla mia esperienza personale, capisco anche perché lei s’innamori del Duca e come, a quell’età, le ragazze giovani possano spesso ritrovarsi a innamorarsi di qualcuno che non sià el tutto adatto a loro. Ho dovuto capire, crescendo, che le persone non sono sempre come sembrano e come queste realtà della vita ti plasmino nell’età adulta. Ci aggrappiamo ancora alla nostra innocenza infantile ad un certo punto, ma alla fine questa si dissipa man mano che le nostre esperienze di vita diventano più complesse.
Gilda à l'Opéra Bastille en 2021 (© Elisa Harberer / Opéra national de Paris)
L’altro elemento dell’interpretare Gilda è vedere come alcuni spettatori possano reagire al suo personaggio. Una volta ho avuto una discussione con un amico che mi ha detto: « Gilda è così stupida. Si uccide per un tizio che probabilmente la violenta, e rovina tutta la storia ». Ma dobbiamo chiederci perché si lascia uccidere. E’ stata cresciuta in un convento, quindi la sua educazione è stata principalmente basata sulla religione e probabilmente si è concentrata sugli insegnamenti di Gesù. Sappiamo che Gesù si è martirizzato per guarire i peccati degli altri e lei fa esattamente la stessa cosa. Le sue ultime parole prima che Sparafucile la ferisca gravemente sono « Dio, loro perdonate”. Si sacrifica non solo per amor del Duca, ma anche per la vita di suo padre e per i peccati commessi da Sparafucile e Maddalena.
Mentre muore tra le braccia di suo padre, gli dà questa informazione e dice che lo guarderà dal cielo. Sottolinea che lui deve cercare il perdono, dando cosi’ la più grande lezione a Rigoletto prima si esalare l’ultimo respiro.
È tutta una questione di perdono. Il bene deve sempre trionfare sul male, e vendicarsi degli altri può portare solo a conseguenze disastrose. Lei è la salvatrice della storia, e il suo sacrificio serve ognuno di questi personaggi. Essere così giovane e avere il coraggio di scegliere questo destino è straordinario e, per me, la rende il personaggio più potente dell’intera opera.
N.M. : Se Gilda può essere considerata come un « ruolo itinerante » con il quale avete sviluppato la vostra voce, come vi sentite in merito alla transizione verso nuovi ruoli, con i cambiamenti che la accompagnano?
N.S. : Mi sento entusiasta di questo passaggio. Gli sviluppi sconosciuti possono intimidire all’inizio perché le nostre corde vocali sono molto fragili. Hanno bisogno di molta attenzione per elaborare tutti i cambiamenti e la maturazione che può avvenire nel tempo. Anche quando si canta qualcosa di ripetitivo come Gilda o Lucia, niente rimane mai uguale vocalmente. Questa è una delle più grandi bellezze ed è anche il grande mistero che sta dietro la voce umana la voce umana. C’è sempre qualcosa di nuovo che possiamo imparare e in cui possiamo crescere, non importa quante volte ripetiamo qualcosa.
Non solo nelle parti vocali, ma anche nel modo in cui incarniamo i personaggi che interpretiamo. Perché come tutti gli esseri umani che vivono nella quotidianità, anche no ci evolviamo. Se alcune delle nostre esperienze personali sono dolorose o impegnative, noi come interpreti possiamo usare quei momenti di vita reale per mettere più complessità nei personaggi che interpretiamo e cantiamo. Questo è il motivo per cui, come amanti dell’opera, troviamo Maria Callas così indimenticabile. Era una donna, sebbene estremamente talentuosa e istruita, che conduceva una vita difficile e certamente trasferiva molte delle sue lotte personali per interpretare i personaggi che interpretava. Questo non faceva che rendere le sue interpretazioni più interessanti e certamente ha giocato un ruolo nella sua eredità.
N.M. : Il punto di vista del direttore di scena può anche aggiungere complessità ai personaggi… Come lo affronta?
N.S. : L’opera è sempre stata una forma d’arte sacra per me. Il mio debutto all’opera è stato con una produzione che raccontava davvero la storia, e la racconta in modo molto genuino (e estremamente toccante). È per questo che ho voluto diventare una cantante d’opera, non il contrario. Ho spesso l’impressione che alcuni registi d’opera si sbaglino nell’idea che raccontare esattamente la storia sia un po’ ridondante, e che lo considerino in qualche modo una debolezza. Quando si segue la tradizione, si può non avere quella libertà creativa che si vede nelle produzioni moderne dove il libretto è adattato a certe esperienze sociali. Ma la forza dell’opera è l’opera stessa. Non è il concetto di altre persone che la rende brillante. Cercando di mettere il proprio timbro su un genio che già esiste, si rischia di perdere ogni volta. Sento fortemente che non ha bisogno di molti di questi elementi aggiunti perché tutto ciò che è potente nel pezzo o nella storia è già lì! Se uno lo ascolta e si sente tremendamente commosso da esso, può avere un tale impatto. Come condurre una bambina di 10 anni della Florida, per esempio, ad un’esperienza che cambila sua vita e la renda devota a questa forma d’arte.
N.M. : E Lucia?
N.S. : In realtà ho una storia incredibile: Lucia è famosa per essere un ruolo super difficile da cantare. Quando ho firmato con il mio attuale manager quasi 7 anni fa, mi ha presentato un sacco di contratti interessanti fin dall’inizio. Mi ha detto che ci poteva essere la possibilità che una mia collega cancellasse una Lucia a Zurigo un mese e mezzo prima di accettare il contratto. Mi chiese se potevo gestire il ruolo in così poco tempo e io accettai la sfida. Avevo 26 anni.
Lucia di Lammermoor, "Ardon gl’incensi..." (2020)
L’ho imparato con il mio vocal coach, Kamal Khan, e ho iniziato le prove neanche due mesi dopo. Il Maestro era il leggendario Nello Santi, che aveva diretto quest’opera con quasi tutti i soprani famosi e conosceva la partitura senza doverla nemmeno guardare. Il periodo di prove doveva essere di soli 4 giorni, quindi era abbastanza stressante. Ho chiesto al Maestro di lavorare privatamente sul ruolo con me e abbiamo ripassato tutto un po’ alla volta per quasi 4 ore di fila. Mi ha dato così tante indicazioni su quali variazioni vocali avrei potuto usare e mi ha dato l’opportunità di imparare davvero da un maestro del bel canto. Sei giorni dopo, ho fatto il mio debutto e non dimenticherò mai quanto sia stato straordinario. Tutta l’adrenalina e l’eccitazione mi scorrevano nelle vene, e feci tutto il possibile per rendere questa prima Lucia il più memorabile possibile. Nel frattempo, il Maestro Santi dirigeva in un modo in cui potevo fidarmi di ogni sfumatura musicale che mi dava e mi dava anche la libertà di esprimere ogni frase nel modo più comodo possibile. Questo viene da un’incredibile competenza e ogni volta che canto Lucia, mi viene subito in mente questo tesoro nei miei ricordi!
La Traviata : " È strano..." (Hanovre, 2021)
N.M. : E il suo debutto come Violetta?
N.S. : Si è detto che molti grandi cantanti del passato hanno dedicato una grande parte del loro tempo a studiare con i loro insegnanti di canto. Tanto che molti di loro vivevano addirittura con i loro insegnanti di canto. Io non sono mai arrivataa tanto, ma ho lavorato con il mio insegnante di canto (Kamal Khan) per 21 anni. Mentre studiavo Violetta, ho invitato lui e suo marito a stare con me per una settimana in Florida. Abbiamo studiato il ruolo ogni singolo giorno e abbiamo approfondito come interpretare questo personaggio per scoprire la mia visione di Violetta. Questa è davvero la cosa migliore che io abbia potuto fare. Lui e suo marito sono anche venuti a trovarmi a Firenze e sono rimasti al mio fianco per altri 10 giorni, assistendo alle mie prove finali e allenandomi durante tutto tutto il periodo di lavoro. Quando finalmente l’ho cantata per la prima volta la sera della prima, ho sentito che la conoscevo già. In qualche modo potevo incarnarla in modo molto naturale e cantare tutti i suoi passaggi musicali estremamente difficili con un grande senso di sicurezza e, oserei dire, facilità.
N.M. : Quali sono le sue prossime sfide liriche?
N.S. : Mi piacerebbe cantare un giorno Mimì e anche una Desdemona. Come ti ho detto, fin da quando ero bambina, questo è sempre stato il repertorio che avrei voluto cantare un giorno. Ora ho fatto un vero primo passo in questa direzione affrontando Violetta. Per fortuna, sto iniziando questa progressione e ho già alcuni contratti che mi portano a questo punto, che anticipo con grande entusiasmo.
N.M. : E i vostri nuovi progetti in arrivo in questa stagione?
N.S. : Il mio nuovo album con Deutsche Grammophon uscirà nel marzo 2022. La sua produzione è stata ispirata dalla storia di cui ho parlato a proposito dell’ l’impossibilità di mia nonna di dedicarsi all’opera a causa del suo essere donna. Inoltre, interpreterò Lucia di Lammermoor in una nuova produzione che il Metropolitan Opera sta creando e che sarà trasmessa in tutto il mondo in HD il 21 maggio 2022. Non vedo l’ora di cantare questo ruolo sul palcoscenico del Met con colleghi che mi sono molto cari. È il culmine di tutto ciò per cui ho lavorato così duramente fino a questo punto e mi sento pronta.