Teatro alla Scala, I vespri siciliani: il sacro ulivo che divampa!

Con Les vêpres siciliennes, Giuseppe Verdi, reduce dai grandi successi della trionfante trilogia popolare, inaugura, pur adeguandosi nella struttura al modello meyerbeeriano del grand opéra, un periodo compositivo impregnato da un’avanguardistica aura compositiva.
Se la prima rappresentazione dell’opera, su libretto di Scribe e Duveyrier, ottenne a Parigi un enorme successo di pubblico e di critica il 13 giugno 1855, bisognerà attendere l’Unità d’Italia, e precisamente il 7 febbraio 1864 presso il Teatro alla Scala, affinché “I vespri siciliani”, nella versione tradotta da Ettore Caimi, potessero circolare in Italia con il titolo e l’ambientazione originari, senza la censura dovuta al soggetto di natura rivoluzionaria.

Ad accendere ed infiammare gli animi del pubblico, in questa edizione scaligera, in cui sono stati soppressi il ballo delle Quattro Stagioni e il coro introduttivo del V atto, è la meravigliosa concertazione offerta da Fabio Luisi, che riesce a compendiare magistralmente il pensiero orchestrale di Verdi, sottolineando, grazie ad una eccellente compagine orchestrale che sa “cantare” e ad un coro scaligero che sa “suonare” e “risuonare” (di forte impatto sonoro la tecnica verdiana del fuori scena a contrasto), i motivi ricorrenti che si ripresenteranno, con diversi tipi di accompagnamento, lungo tutto il corso dell’opera: primo fra tutti il “ritmo della morte” tipicamente verdiano (due note brevi più una lunga), nonché il crescendo dinamico e l’uso di linee vocali che salgono lentamente, nota dopo nota, a simboleggiare la crescente ira risorgimentale del popolo siciliano che scoppia nel travolgente finale.

Il direttore genovese ha saputo, inoltre, tirar fuori, maieuticamente, da ciascun componente il cast dei solisti, il meglio che ognuno di questi ultimi potesse offrire per dare voce e interpretazione ai rispettivi personaggi: Luca Micheletti (Guido di Monforte), Piero Pretti (Arrigo), Angela Meade (La Duchessa Elena), Simone Lim (Giovanni da Procida), Andrea Pellegrini (Il sire di Bethune), Adriano Gramigni (Il conte Vaudemont), Valentina Pluzhnikova (Ninetta), Giorgio Misseri (Danieli), Brayan Avila Matinez (Tebaldo), Christian Federici (Roberto), Andrea Tanzillo (Manfredo).

La rivolta del popolo siciliano contro i francesi dominatori scoppiata Lunedì di Pasqua 30 marzo 1282, viene trasposta da Hugo De Ana, che si avvale delle luci di Vinicio Cheli e delle coreografie di Leda Lojodice, in una Sicilia plumbea e grigia durante la seconda guerra mondiale. La chiave di lettura offerta dal regista argentino, che movimenta la scena con una carrellata metallica di cannoni, carri armati, macchine da guerra, scoppi e spari (che potevano benissimo essere evitati per non far trasalire gli spettatori e non disturbare la sacralità della musica!), intende, a moi avviso, sottolineare l’anima stanca, inquieta, malinconica di un popolo oppresso, vestito sempre di nero, su cui incombe inesorabilmente il pensiero ossessivo della morte. Quest’ultima si materializza sulla scena a partire dalla sinfonia d’apertura mentre gioca a scacchi con il cavaliere (citazione de “Il settimo sigillo” di Bergman del 1957), per ricomparire più volte nel corso dell’opera. Un popolo che sa trasformare, però, all’occorrenza, quella componente di atavica “rassegnazione araba”, quell’umore nero inflittogli nel DNA da secoli di invasioni straniere, in uno sfolgorante istinto di rinascita, uno scatto improvviso, rapido e violento, pieno di coraggio, capace di incendiare gli animi alla rivolta per la libertà e… alla riuscita del Vespro!

Spettacolare in tal senso il maestoso ulivo che domina la scena nell’ultimo atto che al rintocco della campana, segnale dell’insurrezione, divampa! Per chi, come lo scrivente, è siciliano di nascita purosangue, sa bene che l’ulivo in Sicilia è l’immagine stessa dell’Isola, simbolo di pace, rinascita e immortalità.
“Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso“ recitano i versi del Nostro scrittore premio nobel, Luigi Pirandello.

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Les artistes

Guido di Monforte : Luca Micheletti
Il signore di Bethune : Andrea Pellegrini
Il conte Vaudemont : Adriano Gramigni
Arrigo : Piero Pretti
Giovanni da Procida : Simon Lim
La duchessa Elena : Angela Meade
Ninetta : Valentina Pluzhnikova
Danieli : Giorgio Misseri
Tebaldo : Bryan Avila Martinez
Roberto : Christian Federici
Manfredo : Andrea Tanzillo

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala, dir. Fabio Luisi

Mise en scène, décors et costumes : Hugo De Ana
Lumières : Vinicio Cheli
Chorégraphie : Leda Lojodice

Le programme

I vespri siciliani

Dramma en cinq actes de Giuseppe Verdi, livret d’Eugène Scribe et Charles Duveyrier, traduit en italien par Arnaldo Fusinato, créé le 13 juin 1855 à l’Opéra de Paris.

Représentation du samedi 11 février 2023, Milan, Teatro alla Scala.