Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota a Genova: un po’ di leggerezza!

Mentre il paese si mobilitava per la difesa delle finanze del servizio pubblico, gravemente minacciate, questo venerdì 13 dicembre, il Teatro Carlo Felice di Genova ha portato un po’ di leggerezza alla cupezza generale del periodo, riproponendo uno spettacolo del 2007: Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota.

Il compositore, più conosciuto dal pubblico francese per le sue musiche da film, vanta tuttavia una notevole carriera come autore di musica “colta”, in particolare per il teatro. La “farsa” Il Cappello di paglia di Firenze, completata nel 1945 e rappresentata per la prima volta nel 1955, è la sua opera più celebre. Quest’anno è stata già rappresentata a settembre a Milano e a novembre a Bordeaux.

Il libretto prende spunto dalla commedia di Labiche e Marc-Michel, Un chapeau de paille d’Italie (1851). La trama, puramente vaudevilliana, ruota intorno al giovane Fadinard che, proprio la mattina del suo matrimonio, si trova coinvolto in un litigio con una donna, Anaïde, il cui cappello di paglia è stato mangiato dal suo cavallo. A complicare la situazione, questa donna sposata si trovava lì con il suo amante, un militare particolarmente aggressivo, che minaccia Fadinard delle peggiori ritorsioni se non sostituirà il cappello, per evitare che il marito di Anaïde scopra la scomparsa del cappello – e quindi il tradimento, dato che una signora rispettabile non si toglie mai il cappello all’aperto. Da qui prende il via una folle corsa attraverso Parigi, con Fadinard alla disperata ricerca di un cappello di paglia simile a quello di Anaïde. A inseguirlo ci sono la sua sposa, il suocero, lo zio sordo e tutto il corteo nuziale, dando vita a situazioni comiche e a una serie di equivoci buffe.

La regia è di Damiano Michieletto, su questo non c’è dubbio, tanto è riconoscibile il suo stile. Si può apprezzare o meno la freddezza delle scenografie (bianchezza chirurgica, superfici lisce e brillanti), ma bisogna riconoscere a Michieletto una grande intuizione visiva e drammatica, oltre a numerose idee ben calibrate. La scena si concentra su una piattaforma circolare, sopraelevata, inclinata e mobile. Questo elemento rotante rappresenta principalmente spazi interni, una sorta di plastico architettonico che, grazie al trucco delle pareti modulabili, riesce a suggerire una varietà di ambienti diversi: spazi collettivi (salotto mondano, piazza cittadina) o più intimi (camera da letto, bagno).

Le somiglianze con l’allestimento di Michieletto per Béatrice et Bénédict della scorsa stagione sono molte, similitudini amplificate anche dalla presenza del soprano Benedetta Torre, nuovamente nei panni di una giovane sposa ingenua. Stessa bianchezza chirurgica, stesso uso di tocchi di colore, come il verde dell’arancio in vaso e alcuni accessori, stessa presenza di elementi legati all’animalità, e stessa mise en abyme dello sguardo con la presenza sul palco, qui, di fotografi, mentre in precedenza erano giornalisti. Tuttavia, mancano gli elementi più provocatori – che peraltro non ci avevano convinti del tutto – della regia dell’opera di Berlioz. Va detto che questo spettacolo è più datato (2007) e forse per questo più misurato. Ciò nonostante, rimane molto efficace, grazie in parte alla maestria di Luciano Novelli nella gestione delle luci, che strutturano lo spazio e i diversi momenti narrativi attraverso un uso sapiente di piani monocromatici. Particolarmente riuscita, ad esempio, la transizione verso il colore giallo nell’ultimo atto, che illumina gli ombrelli danzanti nel cielo durante la scena del temporale.

La regia riesce a restituire perfettamente l’atmosfera di un vaudeville brillante e movimentato: il coro, scatenato, si lancia per tutta la durata dello spettacolo in una folle corsa attraverso Parigi e la sua periferia. È il corteo nuziale che segue ciecamente Fadinard nelle sue peregrinazioni: inizialmente allegro, diventa sempre più ubriaco e stanco man mano che l’azione si sviluppa. La gestualità e il gioco con gli oggetti di scena accentuano ulteriormente la dimensione parodica dell’opera senza appesantirla. Ai pastiche musicali si aggiungono strizzate d’occhio ai « tic » della regia operistica, come nella scena, particolarmente riuscita, in cui Beaupertuis, il marito tradito, canta il suo onore ferito. Questo momento è accompagnato dal controcanto ironico del tuba, mentre Beaupertuis si trova con i piedi immersi in una vasca da bagno e gioca con un asciugamano color rosso sangue. In questo modo, un luogo comune tipico dell’opera – il lamento dell’onore perduto – viene efficacemente parodiato, riducendolo al livello di una commedia di tradimenti da boulevard.

Il maestro Giampaolo Bisanti, molto applaudito durante la prima del 13 dicembre, riesce a restituire l’inventiva e il carattere giocoso della partitura di Nino Rota, un autentico patchwork di arie e stili provenienti dal grande repertorio operistico italiano, ma anche tedesco e francese. L’orchestra si distingue per molte qualità, e spicca persino un violinista di fila, Federico Mazzucco, che interpreta il ruolo del prodigio Minardi. La breve apparizione di questo personaggio, alla fine del secondo atto, è stata spostata direttamente nella sala, creando un’interazione ancora più vivace con il pubblico.

Sul palco, il cast lirico sembra divertirsi moltissimo e dà prova di un bel talento comico. Marco Ciaponi interpreta Fadinard con grande generosità: unisce a un’apparente facilità vocale un vero talento drammatico. Compensa con finezza e naturalezza nel suo gioco scenico un personaggio che, nel libretto, ha contorni piuttosto vaghi. Sempre più assorbito dalla folle ossessione per la ricerca del cappello, che diventa quasi un fine a sé stante, il suo Fadinard esprime anche un profondo desiderio di lirismo. Questo trova forma nel grande repertorio operistico, la cui parodia si tinge talvolta di dolcezza. Fadinard, mimando i gesti del belcanto, si lancia volentieri in ginocchio per intonare inni – all’Italia, all’amore – mentre il conto alla rovescia della sua ricerca del cappello continua inesorabile. Benedetta Torre, tornata a Genova dopo il recente successo come Musetta, è un’Elena spontanea e credibile, che interpreta perfettamente il ruolo della giovane protagonista con agilità vocale. Forma un duo convincente e commovente con il Fadinard di Marco Ciaponi: il loro duetto d’amore del primo atto è particolarmente centrato ed emozionante. Nicola Ulivieri dà vita con molto umorismo e una splendida vocalità al suocero Nonancourt, oppresso dalle scarpe troppo strette. Paolo Bordogna affronta con successo la sfida di interpretare entrambi gli amori di Anaïde, dapprima l’amante Emilio e poi il marito Beaupertuis. Si tratta di una vera prova di abilità che passa quasi inosservata, tanto sono diversi i due ruoli. L’intero cast è encomiabile, ma merita una menzione speciale Sonia Ganassi, che interpreta una baronessa di Champigny incandescente e spassosa.

Il coro, presente in scena per quasi tutta l’opera, offre una performance particolarmente riuscita. Assume un ruolo essenziale e affronta con sicurezza una partitura spesso rapida e complessa. Particolarmente riuscito il coro delle modiste, grazie alla precisione delle voci.

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Gli artisti

Fadinard: Marco Ciaponi
Nonancourt: Nicola Ulivieri
Beaupertuis / Emilio: Paolo Bordogna
Lo zio Vezinet: Didier Pieri
Felice: Gianluca Moro
Achille di Rosalba/Una guardia: Blagoj Nacoski
Un caporale delle guardie: Franco Rios Castro
Elena: Benedetta Torre
Anaide: Giulia Bolcato
La modista: Marika Colasanto
La Baronessa di Champigny: Sonia Ganassi
Minardi: Federico Mazzucco

Orchestra, Coro e Tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro concertatore e direttore: Giampaolo Bisanti
Maestro del Coro: Claudio Marino Moretti
Regia: Damiano Michieletto
Scene: Paolo Fantin
Costumi: Silvia Aymonino
Luci: Luciano Novelli

Il programma

Il Cappello di paglia di Firenze

Farsa musicale in quattro atti di Nino Rota, libretto proprio e di Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel.
Nuova versione dell’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège.
Genova, Opera Carlo Felice, rappresentazione venerdì 13 dicembre 2024