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La lotta per il potere – politico o amoroso -, tra mito e storia, ironia e gioco
Giulio Cesare, Teatro Municipale Romolo Valli, 16 febbraio 2025
La lotta per il potere (politico, sociale ed amoroso) è il tema centrale del dramma musicale Giulio Cesare, con musica di Georg Friedrich Händel e libretto di Nicola Francesco Haym, andato in scena al Teatro Valli di Reggio Emilia il 14 e il 16 febbraio. Per realizzare questo nuovo allestimento ben sei teatri si sono coalizzati: la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, il Teatro Alighieri di Ravenna, il Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena, la Fondazione Teatri Piacenza, il Teatro del Giglio di Lucca e la Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Dopo il felice debutto a Ravenna, l’opera ha riscontrato un buon successo anche a Reggio Emilia e, ripresa dal vivo, è disponibile su https://operastreaming.com/.
La regista Chiara Muti sembra aver collaborato in piena sinergia con il direttore dell’Accademia Bizantina Ottavio Dantone, riuscendo a creare uno spettacolo avvincente, basato su un notevole equilibrio musicale e drammaturgico: le voci e la musica spiccano con raffinatezza, valorizzati da uno straordinario dinamismo dell’azione. Lo stile barocco esige frequenti ripetizioni, tuttavia il rischio di staticità è evitato. Le arie, talora molto suggestive, passano rapidamente dalla pietà al riso, dalla gelosia alla sensualità, dall’ira allo sconforto, con un’accurata corrispondenza tra suono, vocalità e gesto scenico. I momenti tragici sono temprati da una dimensione giocosa, ironica e fantasiosa; un gruppo di mimi-attori, quasi sempre presenti in scena, contribuisce a rendere ancora più movimentato lo spettacolo.
Il libretto di Haym riprende l’omonimo di Giacomo Francesco Bussani, rappresentato per la prima volta nel 1677 a Venezia con musiche di Antonio Sartorio. Risalente al 1600 è anche The Tragedy of Julius Caesar di William Shakespeare e la regista ha inserito alcuni simbolici richiami all’opera del geniale drammaturgo inglese: il giovane Sesto, desideroso di vendicare il padre Pompeo che è stato crudelmente trucidato, regge in mano un teschio come Amleto; Cesare sedotto da Lidia/Cleopatra indossa una grande testa d’asino come accade a Bottom all’apparizione di Titania nel Sogno d’una notte di mezza estate.
Le scenografie di Alessandro Camera sono piuttosto scabre, ma sapientemente rischiarate dalle luci (spesso dorate o bronzee) di Vincent Longuemare: in uno spazio metafisico e irrealistico, una gigantesca e statuaria testa di Cesare è adagiata sul palcoscenico e viene variamente scomposta, fino ad essere ricompattata alla fine, per sancire il trionfo dell’eroe. Molto raffinati appaiono i costumi di Tomaso Lagattola: rigorosamente neri per i Romani e bianchi per gli Egizi.
Sul piano musicale, l’Accademia Bizantina offre una lettura accurata della partitura. Ottavio Dantone dirige accompagnandosi al clavicembalo e dimostrando notevole sensibilità. Utilizza la nuova edizione critica di Bernardo Ticci, attuando piccoli tagli e adottando qualche scelta personale sullo strumentale, come la sostituzione del violino obbligato con un flauto a becco per dar voce all’ «augellin» che risponde ai gorgheggi di Cesare nell’aria «Se in fiorito ameno prato». Nel finale gli applausi sono scroscianti.
Il cast comprende quattro controtenori, giovani ma apprezzabili. Raffaele Pe interpreta con sicurezza il ruolo di Giulio Cesare, giocando agevolmente sulle colorature e sulle diverse espressioni emotive. Il contralto Delphine Galou impersona con adeguata tragicità la dolorosa sorte di Cornelia, dimostrando una spiccata capacità recitativa. Federico Fiorio è un sopranista molto convincente nel ruolo del giovane ed impulsivo Sesto Pompeo; nell’aria “Cara speme, questo core” sfoggia un bel timbro ed una fluente emissione. Filippo Mineccia, che negli ultimi anni è stato fra gli interpreti più accreditati di Tolomeo, affronta tale ruolo con voce piena e corposa, confermando l’estrema bravura attoriale. Il soprano svizzero Marie Lys si muove in scena con grande disinvoltura, infondendo a Cleopatra una grazia maliziosa e seducente; la sua voce è ben impostata, il fraseggio è preciso: durante il secondo atto riceve applausi vigorosi. Il basso Davide Giangregorio è un ottimo Achilla, ben caratterizzato, espressivo e sicuro.
A distanza di trecento anni dalla sua prima esecuzione, Giulio Cesare conserva una sua modernità, grazie al sapiente intreccio di mito e storia e grazie anche alla rappresentazione di tipi umani in contrasto tra loro, mossi da impulsi atemporali: l’aspirazione alla giustizia e alla pace, la sete di potere e di vendetta, gli affetti e le passioni. Il folto pubblico apprezza lo spettacolo ed applaude con entusiasmo tutti gli interpreti.
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Giulio Cesare : Raffaele Pe
Cleopatra : Marie Lys
Achilla : Davide Giangregorio
Cornelia : Delphine Galou
Tolomeo : Filippo Mineccia
Sesto : Federico Fiorio
Nireno : Andrea Gavagnin
Curio : Clemente Antonio Daliotti
Accademia Bizantina, dir. et clavecin: Ottavio Dantone
Mise en scène : Chiara Muti
Décors : Alessandro Camera
Costumes : Tommaso Lagattolla
Lumières : Vincent Longuemare
Giulio Cesare
Dramma musicale en trois actes de Georg Friedrich Händel, livret de Nicola Francesco Haym, créé au King’s Theatre de Londres, le 20 février 1724.
Reggio Emilia, Teatro Valli, rappresentazione di domenica 16 febbraio 2025.