Stasera Il Teatro alla Scala risuonava di frizzante energia, contagioso entusiasmo, brividi da pelle d’oca, benessere condiviso, tripudi trionfanti, immensa ammirazione nei confronti della Cultura russa grazie all’Arte magica di due fascinose e seducenti Ninfe, o meglio Rusalki, che hanno saputo ammaliare, sedurre e conquistare il pubblico scaligero!
Anna Netrebko ed Elena Bashkirova, rispettivamente la prima cantante d’opera inserita nella lista delle cento persone più influenti del mondo compilata ogni anno dalla rivista Time e la pianista premiata, come solista, con l’International Classic Music Award.
Il programma interamente dedicato ai tipici romansy russi, si apre nella prima parte, in cui la Netrebko si presenta in palcoscenico con un bellissimo abito color oro brillantinato, con Nikolaj Rimskij-Korsakov, musicista facente parte del “Gruppo dei Cinque”, che seppe armonizzare come pochi altri il contenuto dei versi con l’espressione della linea vocale: un romanticismo malinconico, il suo, intriso di forte slancio innovativo.
I brani dell’impaginato, tutti permeati da un inconfondibile colore orientaleggiante, celebrano ora l’amore segreto o non corrisposto, ora il canto della natura al suo risveglio, ora il dolore della lontananza, per arrivare a quell’Inno al sole, aria tratta da Il gallo d’oro, ultima opera di Korsakov, che rappresenta, a mio avviso, il vero apogeo di tutto il programma.
Qui il soprano Netrebko dimostra, grazie alla complicità musicale dalla levatura oserei dire ‘imperiale’ della pianista Bashkirova, di saper compendiare un timbro privilegiato e baciato dalla natura, con una maestrìa tecnica (sono rimasto affascinato dalle acute discese cromatiche in pianissimo che si snodavano come cascate di perle nel filo di una purissima linea melodica) dominata da un grande carisma scenico e da un forte potere comunicativo, tutte qualità che le consentono, novella Zarina di Šemacha, di incantare totalmente l’uditorio. Nella trama dell’opera si narra di uno zar che pretendeva di regnare dormendo, grazie a un galletto meccanico svegliasentinella che avvisava col suo chicchirichì delle minacce esterne alla Russia, e che, costretto alla fuga, incontra e rimane sedotto e trasformato in ridicola vittima dalla regina di Šemacha. Sarebbe auspicabile, mutatis mutandis, che nell’immediato presente storico, una nuova “Zarina-Eroina”, altrettanto intelligente, fascinosa e seducente, riuscisse a far capitolare l’attuale “Zar” per farlo rinsavire e direzionare così le sorti dell’attuale panorama politico internazionale verso la tanto agognata pace. La speranza, sempre e nonostante tutto…”rinasce in esultanza”!
Tornando al programma, la seconda parte, in cui il soprano ritorna alla ribalta sfoggiando un altro stupendo outfit con stampi floreali, inizia con Sergej Rachmaninov, del quale il grande basso russo Fëdor Šaljapin scrisse: “Con Rachmaninov al pianoforte non devo più dire ‘canto’, ma ‘cantiamo’”. Ed è proprio quello che si è verificato stasera tra le due meravigliose artiste che, non solo in questo secondo gruppo di 6 romansy, hanno dato prova di ‘cantare’ insieme in perfetta simbiotica osmosi. L’aria Oh, non piangere, Paolo mio, tratta dall’opera Francesca da Rimini su versi tradotti del sommo Dante, mi ha particolarmente colpito: un vero e proprio inno alla beatitudine e all’amore eterno oltre i confini del mondo che invece rappresenta per i due amanti solo sofferenza.
E giungiamo all’ultima parte dedicata a un altro ‘gigante’ della musica russa, il cosmopolita e romantico Pëtr Il’ič Čajkovsij, il quale compose oltre cento romansy con particolare predilezione per la grande poesia russa. Le otto liriche ‘cantano’ l’amore rievocato, tradito, finito, imposto, per concludere con « Den’ li tsarit » (« Che sia di giorno »), un inno all’amore vissuto come linfa vitale per la sopravvivenza.
A conclusione del lungo e impegnativo programma, che proprio per la sua folgorante bellezza è volato via senza neanche accorgersene, sono stati concessi due bis: un’aria tratta dal tableau II dell’opera Francesca da Rimini di Rachmaninov e la travolgente « Meine Lippen, die küssen so heiss » dal IV atto dell’opera Giuditta di Lehàr, in cui la Netrebko oltre ad ammaliare cantando, ha anche sedotto danzando: vero animale da palcoscenico! Applausi infiniti omaggiavano le due meravigliose artiste a suggello di una serata scaligera davvero memorabile
Anna Netrebko, soprano
Elena Bashkirova, pianoforte
Nikolai Andreevič Rimskij-Korsakov
O čëm v tiši nočej / Chi nel silenzio della notte op. 40 n. 3
Ne veter veja s vysoty / Non fu il vento che soffia dall’alto op. 43 n. 2
Zvonče žavoronka pen’e / L’allodola canta più forte op. 43 n. 1
Na cholmach Gruzii / Sulle colline della Georgia op. 3 n. 4
V carstvo rozy i vina pridi / Nel regno delle rose e del vino op. 8 n. 5
Pesnja Zjulejki / Canzone di Zuleika op. 26 n. 4
Plenivšis’ rozoj solovej / L’usignolo e la rosa op. 2 n. 2
Da Zopotoj petušok / Il gallo d’oro Inno al sole
Redeet oblakov letučaja grjada / Si diradano le nuvole fugaci op. 42 n. 3
Da La fanciulla di neve / Sneguročka Scena dello scioglimento
Nimfa / La ninfa op. 56 n. 1
Son v letnjuju noč / Sogno di una notte d’estate op. 56 n. 2
Sergej Rachmaninov
U moego okna / Fuori dalla mia finestra op. 26 n. 10
Oni otvečali / Come sfuggire op. 21 n. 4
Son / Sogno op. 8 n. 5
Zdes’ chorošo / Com’è bello qui op. 21 n.
Da Francesca da Rimini
O ne ridaj moj Paolo / Oh, non piangere, Paolo mio
Pëtr Il’ič Čajkovskij
To bylo ranneju vesnoj / Fu all’inizio della primavera op. 38 n. 2
Zabyt’ tak skoro / Dimenticare così presto
Noči bezumnye / Notti folli op. 60 n. 6
Otčego? / Perché? op. 6 n. 5
Serenada / Serenata op. 63 n. 6
Ja li v pole da ne travuška byla? / Non ero un filo d’erba nel prato? op. 47 n. 7
Zakatilos’ solnce / Il sole è tramontato op. 73 n. 4
Den’ li carit / Che sia di giorno op. 47 n. 6
Bis
Rachmaninov, Francesca da Rimini
Lehàr, Giuditta
2 commentaires
Splendida recensione che dà l’impressione di essere stati presenti all’esecuzione.
Grandissima recensione curata nei minimi particolari molto interessante